Investimenti: l’acquisto della seconda casa al mare

Acquistare una seconda casa, magari al mare, oltre che un’ottima soluzione per le proprie vacanze, che siano brevi (weekend) o lunghe, può essere anche un buon investimento nel caso la si voglia dare in affitto nei periodi in cui non la si usa.

seconda casa al mare

La spinta

La diffidenza verso le banche, il bail in e il recepimento della BRRD (Bank Recovery and Resolution Directive) da parte del Consiglio dei Ministri hanno provocato nel 2016 una spinta nel mercato immobiliare. Visto che possono essere usati i deposti di denaro superiori a 100mila euro e che le azioni e i crediti rischiano di essere convertiti in altre azioni volte ad arginare le criticità delle banche, l’investimento sul mattone sembra essere una buona precauzione per cercare di difendersi da eventuali richieste di sostegno agli istituti di credito in difficoltà, più o meno indipendentemente da crisi contingenti.

Luoghi

Se si decide di prendere la seconda casa al mare in Italia, le regioni meridionali, come Campania, Puglia e Sicilia, sono le più indicate, perché non soffrono di un clima particolarmente rigido nemmeno in inverno, il che le rende più sfruttabili. Altrettanto valida può essere la scelta di destinazioni d’interesse artistico e culturale, facilmente raggiungibili. La Riviera Adriatica dal nord al centro Italia attira molti turisti stranieri, offrendo più possibilità di affitto non solo d’estate: Venezia, Trieste, Treviso, Valdobbiadene, Pordenone, Udine, Bibione.

Scelta e acquisto

Per scegliere al meglio la seconda casa è consigliabile rivolgersi ad agenzie immobiliari serie e affidabili e considerare non solo le proprie esigenze di proprietari che vanno in vacanza, ma anche quelle degli eventuali inquilini che affittano: case in buono stato, vicine al mare e possibilmente con un garage, o con facilità di parcheggio e con locali ben strutturati sono sicuramente da preferire.

Rendita catastale e aspetti fiscali

Se si decide di dare in affitto la seconda casa si può scegliere se farlo per lavoro, nel qual caso bisogna aprire la partita iva, o meno. Se non lo si fa come attività imprenditoriale, il reddito percepito è tassato come “di fabbricato” e il calcolo è dato dal canone presente sul contratto, ridotto del 5% e confrontato con la rendita catastale, rivalutata del 5%. Se lo si fa come lavoro, bisogna aprire la partita iva. In caso di affitto di immobili senza servizi aggiuntivi, il reddito è fondiario e il calcolo è diverso, con applicazione degli scaglioni irpef al maggiore tra canone contrattuale e rendita catastale.

Condividi